giovedì 14 gennaio 2021

 Anello dei Gonzaga (o di san Luigi)



Una semplice ciambella? No, no..... in tema di consapevolezza direi che, per prima cosa, dobbiamo partire dal nome. 

Si dice infatti che sia stato ispirato dal colletto di pizzo indossato dai nobili nel XVI secolo, in particolare da un principe divenuto santo: San Luigi Gonzaga.

Figlio di Ferrante Gonzaga, marchese di Castiglione delle Stiviere presso Mantova, nacque il 9 marzo 1568, dotato di un'intelligenza brillante e nobiltà d'animo, erede designato al titolo di marchese imperiale.

Di carattere gentile e buono, rifuggiva dalla vita di Corte impregnata di frivolezze, vanità e corruzione. La madre, Marta di Sàntena, contessa piemontese, buona e molto religiosa , lascerà un forte segno nell'educazione del figlio Luigi, che seguirà la sua vocazione non senza ostacoli posti dal dovere di Stato.

Luigi Gonzaga rinuncerà al titolo ed abbraccerà la vita monastica, si unirà alla Compagnia di Gesù nel 1587. Martire della carità per il suo donarsi al prossimo. Suo il motto: "Come gli altri" cioè senza privilegi.

Il 21 giugno 1591 viene ricordato come il giorno della sua nascita al cielo, ed in questa data cade la ricorrenza della festa del Santo. A lui viene anche associato il fiore del giglio, simbolo di purezza, in quanto San Luigi prese la decisione di seguire la vita monastica in giovanissima età ed ebbe il privilegio di ricevere la prima Comunione dalle mani del Cardinal Carlo Borromeo, in visita pastorale a Mantova.

Quindi, come possiamo festeggiare una ricorrenza se non con un dolce? Una ciambella, che ricorda il colletto di pizzo, ma anche rappresentazione di un abbraccio, qualcosa che circonda e protegge. Ingredienti semplici, senza fronzoli, genuini, sinceri, che si rivelano immediatamente in questo dolce delicato, leggero, di pura eleganza. Direi che rispecchia perfettamente il carattere del Santo a cui è dedicato.  

Anello dei Gonzaga - ricetta (gluten free)




Ingredienti:  

tutti gli ingredienti devono essere tenuti a temperatura ambiente

300 gr di fecola di patate

150 gr farina di mandorle

3 o 4 mandorle amare pestate nel mortaio

200 gr di burro morbido tenuto a t.a. almeno 1 per  ora

200 gr di zucchero

4 uova

1 bustina di lievito naturale (a base di cremor tartaro)

1 pizzico di sale

mandorle a scaglie

per lo stampo:

composto staccatorte fatto in casa: 50 gr di burro-70 ml di olio di girasole o di riso - 50 gr di farina (o farina di riso per intolleranti al glutine). Frullare tutto insieme e conservare in un barattolo chiuso ermeticamente in frigorifero. Conserva per 2 o 3 settimane in frigorifero o in base alla scadenza degli ingredienti.


per guarnire:

spolverata di zucchero a velo


Accendere il forno a 175°.

Separare i tuorli dagli albumi. Montare gli albumi con un pizzico di sale, a neve fermissima e tenere da parte.

Nella planetaria o con un frullino lavorare il burro e lo zucchero ottenendo una crema morbida. Aggiungere un tuorlo alla volta sempre lavorando. Setacciare insieme fecola, farina di mandorle, mandorle amare pestate nel mortaio, lievito ed aggiungere il tutto al composto di uova, burro e zucchero, a poco a poco sempre lavorando con le fruste. Si ottiene un composto un po' sodo, quindi possiamo eventualmente aiutarci con un cucchiaio di legno o spatola. Quando tutti gli ingredienti sono ben amalgamati aggiungere gli albumi montati, a poco a poco, lavorando dal basso verso l'alto con la spatola o cucchiaio di legno.

Con l'aiuto di un pennello da cucina, distribuire uniformemente il composto "staccatorte" in uno stampo da  24 cm, cospargere tutto lo stampo con scaglie di mandorle,  ed infine inserire l'impasto livellando leggermente. 

Infornare a 175° per 45 minuti (tempi da verificare a secondo delle caratteristiche del forno con la prova stecchino)


Una vera poesia, garantito! Si scioglie letteralmente in bocca.
Il fatto che sia gluten free non vuol dire dolce ipocalorico!!!! e non dite che non ve l'ho detto !!!
Z.F.


mercoledì 14 novembre 2018

Pinza con frolla amara


Per il nome di questo dolce ho preso spunto dalla pinza bolognese, una sorta di rotolo che trattiene il ripieno come stretto in una pinza, un abbraccio direi, costituito da una pasta chiamata anche ciambella dura o brazadela, secondo le varie zone emiliane.
Ho voluto realizzare questo dolce utilizzando una frolla diversa, la frolla di Marco Bianchi, dal suo blog di divulgazione scientifica  che illustra regole da seguire per una sana alimentazione.
Una frolla senza uova e con pochi grassi vegetali. Un procedimento semplicissimo per la realizzazione, senza bisogno di ricorrere a complicati elettrodomestici. Sorprendente la resa in cottura, non ha niente da invidiare alla frolla classica per gusto e friabilità ma risulta molto piú leggera e digeribile. Migliora il gusto se consumata il giorno dopo.

Dosi per una pinza grande oppure per due piccole:

120 gr di acqua
160 gr di zucchero di canna integrale
120 gr di olio di riso (la ricetta originale prevede olio di girasole)
500 gr di farina di grano tenero tipo 2 bio
2 cucchiaini di lievito chimico
Scorza di 1 limone grattugiata 
Qualche goccia di estratto di vaniglia HOME Made, vedi la mia ricetta sul blog,(oppure i semi estratti da un baccello di vaniglia)

Per il ripieno:
1 vasetto da 250 gr Confettura di more senza zuccheri aggiunti ( o altra a piacere)

Sciogliere lo zucchero nell'acqua, di seguito aggiungere prima l'olio, poi la farina setacciata con il lievito, la  scorza di limone e l'estratto di vaniglia. Mescolare fino ad amalgamare tutti gli ingredienti e terminare con un breve impasto a mano fino ad ottenere un impasto liscio. L'operazione è semplice e velocissima l'impasto si forma facilmente e risulta subito ben amalgamato e setoso. Formare una palla, coprire con pellicola e lasciare riposare in frigorifero,  per circa 1 ora prima di utilizzarlo.
Stendere  l'impasto tra due fogli  di carta forno con l'aiuto di un mattarello, formando una sfoglia dello spessore di 1 cm circa. Distribuire la confettura in modo uniforme su tutta la superficie della sfoglia. 
Arrotolare la sfoglia formando un rotolo e terminare lasciando la chiusura sulla parte inferiore, chiudere gli estremi rimboccando i bordi sulla parte inferiore (come fosse un pacchetto) per evitare che il ripieno fuoriesca durante la cottura. Spennellare la superficie con un po' di latte (anche di soia) e spolverizzare con zucchero di canna.
Stendere il dolce su una teglia coperta da carta forno e cuocere a 180° per circa 40 minuti.
Si appiattirà un pochino ma è normale.


Lasciare che raffreddi completamente prima di tagliare.
Ottima per la colazione o merenda, da gustare con una bella tazza di té a qualunque ora del giorno.
Z.F.

sabato 12 settembre 2015

Casoncelli (o tortelli) con rape rosse ai semi di papavero.


Tornata dalle vacanze, dopo un periodo trascorso ancora una volta nella mia amata Val di Fiemme (meriterei la cittadinanza ad honorem) sono ancora attirata dalla cucina e dai prodotti tipici di quelle zone. 




Nelle varie scorribande tra le valli, attraversando i passi dolomitici alla ricerca di paesaggi spettacolari e specialità mi sono accorta che, dopo tanti anni, ogni estate riserva sorprese ed angoli da scoprire!


Che magnifica regione, la adoro per la gente, l'attenzione per l'ambiente, le tradizioni, la cultura, i paesaggi, gli sport, la cucina!!!! 


Mi prende la voglia di provare una ricetta tipica delle Dolomiti tra Trentino e Veneto, esistono i Tortelli Ampezzani,  i casoncelli, le casuncie, i ravioli, tutti con ripieno di rape rosse: qualcuno con la ricotta, qualcuno con il pangrattato, qualcuno con le patate. Ogni valle ha la sua ricetta quasi sempre condita con burro fuso e semi di papavero.
Bene, allora io li preparo a modo mio!
Ed ecco la mia ricetta: ho scelto di utilizzare per la pasta una parte di farina di grano saraceno per dare una consistenza leggermente rustica al tortello e per il ripieno non ho usato altri aromi oltre la noce moscata, niente aglio o cipolla, niente soffritto, niente cannella , ma solo formaggio stagionato, senza eccedere.



Con queste dosi si ottengono casoncelli per 8 persone 

400 gr di farina di 0 di grano tenero
100 gr di farina di grano saraceno
5 uova intere
Un pizzico di sale

Ripieno
Circa 300 gr di barbabietola rossa lessata
Circa 450 gr di patate lessate
Formaggio stagionato di malga circa 200 gr (o formaggio grana parmigiano o trentingrana)
Noce moscata macinata q.b.

Condimento:
Burro fuso
Semi di papavero
Formaggio di malga stagionato o formaggio grana a piacere.



Passare al mixer le barbabietole e le patate riducendole in purea. Trasferire in padella antiaderente e cuocere qualche minuto per far asciugare bene il tutto, spegnere il fuoco ed amalgamare con il formaggio grattugiato e la noce moscata. Lasciare raffreddare bene.

Per la pasta formare una fontana con le farine miscelate insieme, rompere le uova all'interno, aggiungere il sale ed impastare fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Lasciare riposare 1 ora avvolto in un canovaccio bagnato e ben strizzato.
Con l'aiuto di una sfogliatrice tirare le sfoglie al minimo spessore: si parte da uno spessore maggiore e via via si ripassa la sfoglia riducendo la distanza dei rulli, fino al minimo per ottenere una sfoglia sottile, quasi trasparente.



Prelevare, con un cucchiaino, piccoli quantitativi di ripieno e posizionarli a distanza regolare sulla sfoglia.


Ripiegare la sfoglia su se stessa e, con l'aiuto di un bicchiere rovesciato, coppare a mezza luna. 


Sigillare bene il bordo premendolo con i riebbi di una forchetta.



Preparare il condimento: sciogliere il burro in un saltapasta e, ai primi sfrigolii, aggiungere un cucchiaio di semi di papavero leggermente pestati, e tostare leggermente.

Cuocere i casoncelli (o tortelli, come preferite) in abbondante acqua bollente salata per circa 3/4 minuti, scolare bene con una schiumaiola e trasferirli, pochi per volta, nel saltapasta dove era stato fuso il burro, ripassarli  nel condimento scuotendo il saltapasta. Servire nei singoli piatti cospargendoli con formaggio grana grattugiato (o meglio con formaggio di malga stagionato).
Sono delicatissimi, appetitosi ma leggeri. 
Se accettate un consiglio, provateli anche con un sugo di funghi porcini preferibilmente freschi! :-)
Buon appetito!
Z.F.



lunedì 24 agosto 2015

Confettura di pesche gialle con zenzero candito e cannella.



Dosi per 3 kg di pesche gialle nettarine
750 gr di zucchero integrale di canna
Qualche stecca di cannella ( 4/5 da 3 cm cad)
100 gr di zenzero candito tagliato a striscioline
Succo di 2 limoni

Quest'anno volevo ripetere la ricetta della mia confettura di pesche gialle alla vaniglia, ma poi mi sono detta, perché non provare una nuova versione? Cambio aroma...... 


Ho scelto delle belle pesche gialle della qualità nettarine, sane, sode e belle mature. Le ho sbucciate e tagliate a fette piuttosto sottili (togliendo il nocciolo ovviamente!!!)
Le ho messe in una ciotola, a strati, cospargendole di zucchero ed irrorando  con il succo dei due limoni. Ho lasciato macerare il tutto per qualche ora (volendo anche una notte). 
Dopodiché ho cotto il tutto (in una casseruola dal fondo spesso) a fuoco moderato, schiumando di tanto in tanto (questa è un'operazione importante perché evitando di togliere la schiuma in eccesso la si ritroverebbe poi nel prodotto finito).

Ho atteso che le fettine di pesca  cominciassero a disfarsi ed ho aggiunto le stecche di cannella (da preferire rispetto alla cannella in polvere in quanto prevale il profumo ed il gusto non copre il sapore della pesca). 


Nel frattempo ho tagliato a striscioline sottili lo zenzero candito, le ho aggiunte alla confettura e  proseguito la cottura fino a raggiungere la  consistenza desiderata (prova piattino - quando un cucchiaino di confettura versato su un piattino freddo si rapprende a contatto).
A proposito della cottura io preferisco cotture non particolarmente lunghe, mi piace una confettura, non eccessivamente dolce, che mantenga il gusto della frutta senza arrivare al "caramello" per intenderci.
Sterilizzare i vasetti di vetro: in una grossa pentola disporre i vasetti separati da un canovaccio per evitare che durante la bollitura sbattano tra loro rompendosi. Coprire con abbondante acqua e bollire per circa mezz'ora. Lasciarli scolare completamente, capovolti. Scottare velocemente  in acqua bollente anche le capsule (rigorosamente nuove).
Versare la confettura ancora bollente nei vasi, pulire perfettamente i bordi dei vasetti e le capsule con un pannocarta imbevuto di brandy, sigillare, capovolgere su una superficie di legno, coprire con un panno di lana. Io ho lasciato una stecca di cannella in ogni vasetto.
Rimuovere i vasetti solo quando saranno completamente raffreddati.
Controllare che si sia formato il sottovuoto (la superficie della capsula deve rientrare leggermente).


Importante non eccedere con la quantità di cannella e zenzero per non sovrastare il profumo ed il sapore della pesca. Se ben equilibrati i gusti creeranno un bouquet profumato molto affascinate, la morbidezza della pesca interrotta di tanto in tanto da una scorzetta di zenzero sarà una sorpresa irresistibile!!!
Z.F.

domenica 26 luglio 2015

Cramique au raisin



Una brioche dolce della tradizioni belga, che ho scoperto casualmente curiosando nel bellissimo libro "Pasta Madre" di Riccardo Astolfi, G.Tommasi editore, proposta nella versione con fichi che ho preparato ai miei amici durante la giornata passata presso Az. agricola Il Boscasso di Ruino, lo scorso anno.


La presento qui nella versione più tradizionale con uvetta  (raisin), per il resto il procedimento è simile se si utilizzano i fichi secchi. 
Si conserva bene per 3/4 giorni semplicemente avvolta in un canovaccio oppure in un sacchetto per il pane. Ottima per la colazione di grandi e piccoli, per un tè del pomeridiano oppure una pausa caffè e per tutti i nostri momenti dolci. 

Ingredienti:
600 gr farina 1
100 gr Manitoba
260 gr latte parzialmente scremato 
200 gr Pasta madre rinfrescata (solida 50%)
140 gr burro morbido
120 gr di zucchero di canna
2 uova
10 gr sale
200 gr uvetta 
Rum q.b. per ammollare l'uvetta.
1 tuorlo e qualche cucchiaio di latte per spennellare.

Lavare bene l'uvetta con acqua molto calda, scolarla, ricoprire con rum bianco (mezzo bicchiere circa) e lasciare a macerare.
Nel frattempo predisporre l'impasto, nella ciotola della planetaria. Sciogliere la pasta madre con il latte usando la frusta, aggiungere gradatamente circa metà della farina, 1 uovo e metà dello zucchero. Ribaltare l'impasto nella ciotola.
Aggiungere poi l'altra metà della farina, 1 uovo e il rimanente zucchero con il sale.
Montare il gancio.
Da ultimo aggiungere  metà del burro previsto, ribaltare e poi aggiungere l'altra metà.
Scolare l'uvetta ed aggiungerla all'impasto con movimenti lenti del gancio (2o3 giri) ribaltare e ripetere l'operazione un paio di volte fino a che non sia stata distribuita uniformemente.
Estrarre dalla ciotola l'impasto, arrotondare e porre in ciotola sigillata, riposo previsto in frigorifero per circa 12 ore (una notte).
Al mattino togliere del frigorifero e lasciare ambientare circa 2 ore, poi dare un giro di pieghe a 3, e lasciare riposare per circa 1 ora.


Dividere in tre parti formando 3 filoncini che formeranno la treccia, avvolgere in carta forno senza stringere e lasciare lievitare circa 3 ore coperta con pellicola.
Spennellare con il tuorlo sbattuto insieme a qualche cucchiaio di latte ed infornare a 180º per 45 minuti.

Come sempre buon appetito!
Z.F.







sabato 2 maggio 2015

Pane semintegrale al farro con semi di Chia






Fare il pane, per chi come me, utilizza la pasta madre rimane un'esperienza sempre gratificante.
Qualcosa che si rinnova ogni volta, che accompagna i momenti e le occasioni della vita. 
Un pane fatto con cura, utilizzando farine di qualità vera, rispettando i tempi, le temperature e le modalità di impasto è un dono che rende la tavola e la condivisione del cibo un momento speciale.
Nelle nostre giornate piene di impegni, di tempi stretti, di cose da fare ora e subito, il tempo che riesco a dedicare per la preparazione del pane ha uno scopo direi terapeutico e necessario.
Per oggi, un pane preparato con un prefermento di pasta madre (si dice poolish quando si usa il lievito di birra), che rimane buono, fragrante e profumato anche per 8 giorni, se avvolto semplicemente in un canovaccio di cotone evitando di chiuderlo in sacchetti di carta o peggio plastica!
Quindi rinfreschiamo la pasta madre (con affetto)!




Ingredienti:

Per il prefermento:
25 gr di pasta madre (rinfrescata da non oltre 10/11ore)
160 gr di farina semintegrale di frumento (tipo 2)
160 gr di acqua
1 pizzichino di sale fino


Di solito viene preparato la sera perché deve fermentare per circa 12 ore (io lo preparo al mattino se penso di fare il pane la sera). Utilizzare un recipiente alto e stretto tipo bicchierone o barattolo da yogurt da mezzo chilo. Sciogliere la pastamadre nell'acqua, aggiungere la farina miscelata al pizzico di sale, pulire bene i bordi. Sigillare con pellicola e lasciare lievitare fino a quando appariranno i primi cedimenti (piccoli solchi in superficie)


Per l'impasto:

150 gr farina integrale di farro
290 gr di farina semintegrale di frumento tipo 2
5 gr malto diastasico
325 gr di acqua
14 gr di sale fino integrale
2 manciate generose di semi di Chia, circa 80 gr.

Miscelare le farine con il malto e disporle a fontana.
Aggiungere il prefermento e tutta l'acqua tranne un po' che servirà per sciogliere il sale.
Con l'aiuto di una spatola cominciare ad impastare, quando tutta l'acqua sarà assorbita e l'impasto si presenta ancora grossolano, aggiungere la restante acqua con il sale disciolto, e successivamente i semi di Chia. Incorporare impastando fino ad ottenere un impasto omogeneo.



Lasciare riposare una mezz'ora coperto da un canovaccio di cotone.
Riprendere l'impasto e praticare delle pieghe  S&F: si arrotonda l'impasto sulla spianatoia con una spatola/tarocco, si afferra con entrambe le mani staccandolo di colpo dalla spianatoia, si appoggia la parte inferiore dell'impasto (quella che rimane pendente) e si tende leggermente l'impasto verso il basso per incorporare aria e si ripiega la parte superiore sopra. Arrotondare con la spatola e ripetere l'operazione velocemente per 7/8 volte fino a che si sente e si vede che l'impasto prende "corpo" e la superficie diventa sempre più liscia. Arrotondare e mettere in una ciotola leggermente unta con un velo di olio e.v.o. 
Coprire la ciotola con pellicola e lasciare lievitare per circa due ore.
Riprendere l'impasto, allargare leggermente sulla spianatoia (facendo scorrere la punta delle dita sotto, senza strappare) e dare una serie di pieghe a tre.


Arrotondare e lasciare lievitare per un'ora circa.
Formare a pagnotta: allargare sulla spianatoia senza strappare, prendere un lembo dell'impasto, tirare leggermente verso l'esterno e ripiegare al centro, prendere l'angolo che si è formato a lato, tirarlo verso l'esterno e ripiegare al centro, sopra al precedente. Continuare così in tondo fino al termine formando una palla, capovolgere e con i palmi delle mani aperti verso l'alto, arrotondare spingendo il bordo sotto a chiudere.
Prendere un cestino per lievitazione, ricoprire con un canovaccio infarinato e spolverato con semi di Chia, ribaltare la pagnotta nel cestino tenendo la chiusura in alto, coprire con il canovaccio e lasciare lievitare per altre due ore.
Accendere il forno a 240º con la leccarda all'interno, nella parte bassa, per portarla in temperatura.
Quando pronto, ribaltare il pane su una pala coperta da un foglio di carta forno. Far scivolare la carta con il pane sulla leccarda preriscaldata, chiudere il forno e cuocere 10 minuti, poi abbassare a 200º per altri 30/35 minuti. Aprire a fessura lo sportello del forno negli ultimi 5/10 minuti per formare una crosta croccante.
Sfornare, bussare il fondo del pane che, se ben cotto, deve risuonare "vuoto". 
Lasciare raffreddare completamente in posizione verticale.
Se ho spiegato tutto bene, sono riuscita nel mio intento. Buon appetito!

Z.F.


P.s. I semi di Chia si ricavano dalla Salvia hispanica 
  1. Seme
  2. La chia è una pianta floreale della famiglia Lamiaceae, nativa del Guatemala e del Messico centrale e meridionale.
    I semi sono potenti antiossidanti, ricchi di omega-3, paragonabili dal punto di vista nutrizionale ai semi di sesamo e semi di lino.

lunedì 23 febbraio 2015

Torta lievitata al formaggio (con pasta madre)


Quando si ha la fortuna di imbattersi in produttori di eccellenze, di constatare quanta passione, impegno, competenza e coraggio mettono nel loro lavoro, si capisce cosa rende il loro prodotto il migliore.


L'azienda Agricola Il Boscasso di Ruino (PV) rappresenta una realtà ed un esempio di coerenza. 
Il latte di capra prodotto in azienda è la fonte da cui parte tutta la produzione letteralmente a chilometro zero, filiera veramente corta, cortissima.... Stalla, laboratorio, vendita, tutto lì, in quest'oasi di pace sulle colline dell'Oltrepò Pavese.


Dal latte delle sue caprette, Chiara ottiene dei veri gioielli che regalano momenti di puro godimento!
Per lei questa torta lievitata al formaggio, ispirata alla torta, detta anche pizza, che viene preparata nelle regioni del centro Italia (Marche, Umbria, Lazio ) nei giorni di Pasqua. La ricetta da cui ho preso spunto è tratta da "il Cucchiaio d'Argento-cucina regionale" Regione Marche Torta lievitata ai formaggi - che ho modificato utilizzando, ovviamente la pasta madre in sostituzione del lievito di birra.



Ingredienti per una torta da 1 kg.

1º impasto alla sera

65 gr di pasta madre rinfrescata e matura
105 gr latte di capra (oppure vaccino)
155 gr. Farina 00 di forza (mulino Quaglia) oppure Manitoba 

2º impasto
265 gr di farina 00 di forza mulino Quaglia
250 gr di formaggio misto di capra grattuggiato
30 gr olio e.v.o.
100 gr di burro
23 gr di zucchero di canna
2 cucchiaini di miele di acacia
5 uova +1 tuorlo per spennellare
Pepe nero in chicchi q.b., pestato 
Sale 4 gr (attenzione se si usano formaggi particolarmente saporiti diminuire di 1 grammo)

Consiglio: preparare gli ingredienti pesati prima di iniziare.

La sera, sciogliere la PM nel latte, aggiungere la farina e formare una palla, mettere a lievitare ad una temperatura di 23/24º fino a quando sia triplicato ( circa 8 ore).
Al mattino trasferire l'impasto nella planetaria e, con la frusta k, avviare a velocità di impastamento.
Aggiungere 2 uova insieme, circa metà dello zucchero e farina q.b. a portare l'impasto ad incordatura. Ribaltare l'impasto e, solo quando tutto è perfettamente amalgamato ed incordato, ripetere aggiungendo altre 2 uova, metà dello zucchero rimasto, e tanta farina quanto basta per riportare l'impasto ad incordatura. Con l'ultimo uovo aggiungere il sale, il rimanente zucchero e la rimanente farina, tranne un paio di cucchiai.
Ribaltare l'impasto ed iniziare ad aggiungere gradatamente il mix di formaggi alternando con la farina tenuta da parte, mantenendo sempre l'impasto incordato. Montare il gancio e, dopo aver ribaltato nuovamente l'impasto, aggiungere il burro morbido a tocchetti e far assorbire bene. Arrotondare l'impasto e mettere a lievitare a temperatura di circa 28º per almeno 1 ora.
Porzionare (per un pirottino da 1 kg occorrono 1100 gr di impasto, per uno da 500 gr ne occorrono 550 gr) e fare una prima pirlatura, coprire a campana e lasciare riposare per 30 minuti.
Pirlare nuovamente e mettere nel pirottino, coprire con pellicola e mettere a lievitare ad una temperatura di circa 28º, fino a quando l'impasto sia arrivato a circa due centimetri dal bordo (6/8ore).


Quando pronto, spennellare la superficie con tuorlo sbattuto insieme a qualche cucchiaio di latte, a piacere cospargere con mandorle tritate ed infornare a 160º per circa 50 minuti (dose da 1 kg - 40 minuti per 500 gr).
Fare prova stecchino per controllare la cottura e far raffreddare completamente, capovolta.


Soffice, morbidissima, ideale per accompagnare salumi, formaggi e tutto quello che vi piace di più. Buon appetito!
 Z. F.