sabato 31 agosto 2013

Amorcarota


Chiaramente ispirato alle ben note "camille", ho rivisitato la ricetta de La Cuoca dentro", l'ho chiamato Amorcarota, per via dello stampo.
E' uno stampo simpaticissimo che mi piace molto, adatto anche alla preparazione del Tronchetto di Natale ed al famoso Amorpolenta, prossimamente sui nostri forni .-)
Facile da porzionare (le fette sono già segnate) difficile non fare il bis.



Ingredienti:
250 gr di carote 
3 uova
100 gr di mandorle tritate finemente
succo di un'arancia
scorza di 1 arancia grattugiata
80 gr di olio di riso
2 cucchiai di rum bianco
200 gr di zucchero di canna grezzo 
2 cucchiai di zucchero a velo vanigliato
200 gr di farina 00
1 bustina di lievito per dolci
1 pizzico d sale 
***

Lavare, pelare e grattuggiare le carote nel mixer, aggiungere l'olio di riso, il succo d'arancia e due cucchiai di rum bianco. 
Montare in una terrina le uova con lo zucchero di canna precedentemente affinato nel mixer (diventa zucchero a velo), unire le mandorle (spellate) tritate molto finemente, la scorza grattugiata di un'arancia ed un pizzico di sale, mescolare molto bene. 
Sempre mescolando, o con l'utilizzo della planetaria, incorporare al composto di uova e zucchero, le carote e successivamente la farina setacciata con il lievito. Versare il composto in uno stampo per tronchetto o da plum cake ed infornare a 180°per ca 40 minuti (fare prova stecchino).Lasciare raffreddare e spolverizzare con zucchero a velo.



Le carote:
Ricche di fibre, apportano più zuccheri semplici di molti altri ortaggi, pur non avendo un indesiderato effetto ingrassante. Il beta-carotene, che con la cottura si rende più disponibile all'assimilazione, è un eccellente antiossidante del sangue e vien parzialmente trasformato dall'organismo in vitamina A con effetti benefici per vista, pelle e mucose.(da "Alamanacco delle stagioni - Camuzzi Editoriale).

Nell'arte:

Molto conosciuta una natura morta dedicata alle carote, di Giovanni Segantini (1858-1899)



giovedì 29 agosto 2013

Confettura di pesche bianche ai fiori di lavanda


      Pesche bianche, le mie preferite, profumatissime e mature al punto giusto, dei fiori di lavanda essiccati da un precedente raccolto, ed il gioco è fatto.... nuova confettura con tutti i profumi dell'estate! 
       


 L'abbinamento frutta-fiori di lavanda, dopo l'esperimento, direi ben riuscito, con le albicocche, si conferma intrigante, insolito, sorprendente!

Ingredienti:
2 kg di pesche bianche sbucciate e denocciolate
700 gr di zucchero di canna grezzo
Succo di 1 limone
3 cucchiai di fiori di lavanda essiccati.

Dopo aver pulito le pesche, tagliarle a fette e porle in una ciotola con lo zucchero, irrorare col di succo di limone. Lasciare macerare per un paio d'ore. In una casseruola dal fondo spesso portare ad ebollizione, schiumando se serve, e cuocere fino a che le pesche siano un po' sfatte.
Aggiungere i fiori di lavanda, sciacquati velocemente sotto un getto d'acqua fredda, e terminare la cottura verificando la densità con la "prova piattino" clicca qui.
Nel frattempo sterilizzare i vasetti mettendoli a bollire per ca. 20 minuti. Passare velocemente in acqua calda anche le capsule nuove ed invasare la confettura ancora bollente. Chiudere ermeticamente (controllare che i bordi siano perfettamente puliti, eventualmente ripassare bordi e capsule con un batuffolo imbevuto d'alcool o grappa) e capovolgere i vasetti sopra una superficie di legno, coperti con un panno di lana. Attendere fino a completo raffreddamento, affinchè si formi il sottovuoto.

 E' bene attendere almeno 30 giorni prima di aprire i vasetti di confettura, per gustarla al meglio ma, una volta aperti,vanno conservati in frigorifero. 
z.f.

A proposito di arte:
Fotografando questi frutti meravigliosi, e fedele al titolo che ho voluto dare a questo spazio, mi sono ricordata di un quadro, in particolare, di un pittore che ha saputo elevare oggetti di uso comune a materiale degno di rappresentazioni artistiche, imponendo il genere pittorico delle "nature morte" grazie ad una straordinaria tecnica che lo resero uno degli artisti più amati del suo tempo: 
Jean Siméon Chardin - Cesto di pesche, coltello, bicchiere e noci 





lunedì 26 agosto 2013

Pangialdine





La storia racconta che nel giorno (23-24 APRILE)  dedicato a San Giorgio, protettore dei lattai, i mezzadri, soprattutto del pavese, invitavano i produttori di formaggio locali presso le cascine per rinnovare i contratti e, per l'occasione appunto, le donne preparavano le PANGIALDINE, da mangiare servite con la panna fresca o meglio ancora la panna da affioramento della mungitura.

Le Pangialdine..... che passione! Leggendo la loro storia mi torna l'immagine di un famoso quadro di Vermeer, "La lattaia"... ci trovo lo stesso sapore, e forse, guardando con attenzione, possiamo scorgerne alcune sul suo tavolo. 
Almeno mi piace pensarla così...

File:Vermeer - The Milkmaid.jpg

Ho trovato la ricetta che più si avvicina a quelle che conoscevo da bambina in questo blog, che a sua volta ne cita un'altro.

Ecco come l'ho eseguita:

Per 10 Pangialdine di ca. 75 gr. l'una


250 gr di farina 1
150 gr.di fumetto di mais
2 uova
100 gr di zucchero di canna
100 gr. di burro
1/2 bustina di lievito per dolci
latte 2-3 cucchiai
due cucchiai di liquore all'anice (o sambuca)

Lavorare il burro ammorbidito con lo zucchero e le uova fino ad ottenere un composto omogeneo e spumoso. Aggiungere le farine setacciate con il lievito,  profumare con due cucchiai di liquore all'anice  aggiungendo all'occorrenza 2 o 3 cucchiai di latte.
Coprire il fondo di una teglia con carta forno e posizionare, distanziate tra loro,  palline di impasto leggermente schiacciate.



Cuocere a 170 gradi per 30 minuti circa. Lasciare raffreddare completamente.
Provatele con la panna.... saranno una sorpresa! :-)






Oggi, nelle pasticcerie, vengono proposte come un dolce tipico del periodo dei defunti, spesso con una copertura di zucchero, più morbide, diciamo più "raffinate" rispetto a quelle che io ricordo. Le Pangialdine come le conoscevo io, non avevano zucchero in superficie ed era proprio la loro "rusticità" a renderle uniche.

sabato 24 agosto 2013

Confettura di mirtilli (Vaccinium)


E' una confettura di semplice realizzazione, straordinari sono gli ingredienti: mirtilli di bosco, raccolti  uno ad uno in una assolata mattina del mese di agosto a quota 1800 mt. più o meno.
La raccolta dei mirtilli è questione di pazienza, e resistenza! Ma ne vale la pena..... Bisogna avere rispetto di queste piccole piantine per far sì che, ogni anno, ripetano il loro miracolo, donandoci piccoli concentrati di salute!
Auguro a quel signore che ho incontrato su un sentiero delle valli ossolane, armato di un attrezzo illegale per la raccolta (un pettine ENORME) di trovare sul suo cammino una guardia forestale che abbia l'autorità di contestargli una multa tale da fargli passare certe velleità! Questo signore purtroppo ha incontrato solo me, e nonostante le mie "rimostranze"(non sono stata educata lo ammetto ma... certe cose mi mandano in bestia!!!) se l'è cavata con una bella alzata di spalle!.... Se almeno i mirtilli si potessero vendicare come la Luisona di Stefano Benni!!!!(clicca qui!)

Per due vasetti da 350 gr:
650 gr. di mirtilli selvatici
300 gr. di zucchero di canna
scorza grattuggiata di 1 limone.



Lavare i mirtilli in acqua fredda, poi raccoglierli in una ciotola con lo zucchero e la scorza di limone grattuggiata. Mescolare e lasciare macerare per alcune ore (es. dalla sera prima alla mattina). 
Trasferire in una casseruola dal fondo spesso e cuocere a fuoco basso, mescolando e schiumando, se occorre, fino ad ottenere un composto omogeneo (personalmente preferisco lasciare i mirtilli ancora visibili, non del tutto sfatti, questi fruttini contengono una buona dose di pectina, per questo preferisco non aggiungere addensanti come agar agar o pectina ). Fare la prova su un piattino raffreddato in frigorifero: versare qualche goccia di confettura sul piattino, al contatto se rapprende, è pronta.
Procedere, come al solito, per la sterilizzazione dei vasetti: bollire i vasetti vuoti per 20 minuti circa, immergere velocemente in acqua molto calda le capsule e mettere tutto a scolare.
Trasferire la confettura ancora bollente nei vasetti, chiudere ermeticamente e capovolgerli sopra una superficie di legno, coprire con un panno di lana, e lasciare raffreddare completamente. Verificare la formazione del sottovuoto sfiorando i coperchi con le dita: devono risultare leggermente rientrati.



Abbinata alle Fette biscottate integrali è una vera delizia per la colazione. Ottima in abbinamento a carni bianche, es. tacchino, o anatra arrosto.
z.f.

Mirtillo nero: Vaccinium

mercoledì 21 agosto 2013

Fette biscottate integrali

Fette biscottate integrali
 La colazione è un momento della giornata per me molto importante. Non riesco nemmeno a connettere prima di aver fatto colazione: in una giornata di lavoro mi da' la carica per affrontare i vari impegni, e nei giorni di vacanza  è un momento bellissimo da dedicare a sè stessi. 
Cosa c'è di meglio per iniziare bene la giornata di una fetta biscottata con marmellata fatta in casa? Il meglio è avere anche le fette prodotte in proprio..... e quindi ecco qui, con grande soddisfazione fette che hanno superato  brillantemente la prova marmellata, senza il pericolo di vederle spiaccicare sulla tovaglia dopo averle intinte nel latte. Sono proprio le fette che Banderas-fornaio vorrebbe fare..... Allora Antonio, impara!:-)

Ingredienti:
300 gr farina Petra 9 "Tutto grano"
210 gr farina Petra 1
120 gr acqua
120 gr latte parzialmente scremato
165 gr Pasta madre rinfrescata
1 cucchiaio di malto d'orzo
75 gr di zucchero d canna grezzo
30 gr di olio Evo
8 gr di sale integrale fino

Nella planetaria, usando la frusta K, sciogliere la pasta madre con il latte, l'acqua ed il malto. Aggiungere, sempre impastando lo zucchero e le farine, il sale e l'olio a filo. Passare l'impasto sulla spianatoia e lavorare energicamente per circa 10 minuti. Formare una palla, mettere a lievitare per almeno 3 ore  in una ciotola coperta con pellicola trasparente. 


Dopodiché praticare una serie di pieghe a 3 e lasciare riposare ancora per 1 ora. 







Stendere l'impasto col mattarello formando un rettangolo della misura all'incirca di cm 50x30. Partendo dal lato più lungo arrotolare l'impasto formando un cilindro.










Dividere in 2 parti uguali e mettere in 2 stampi da plum-cake rivestiti da carta forno e lasciare riposare per 5-6 ore coperti da pellicola trasparente.

Dovranno più o meno raddoppiare. Spennellare tutta la superficie con tuorlo sbattuto insieme a 2 o 3 cucchiai di latte, prima di infornare.




















Cuocere a 160° per 45/50 minuti.
Lasciare raffreddare completamente poi, con un coltello dalla lama seghettata, tagliare a fette dello spessore di circa 1 cm., adagiarle sopra ad una leccarda coperta con carta forno e far dorare da entrambi i lati a 140/150 gradi, facendo perdere tutta l'umidità contenuta nelle fette, per circa 30 minuti. 



Lasciare raffreddare e conservare le fette in barattoli ermetici o scatole di latta.
Buona giornata!
z.f.











lunedì 19 agosto 2013

Ananas Royal


In tema di piatti estivi, con il caldo che non accenna a diminuire, mi è venuta la voglia di un piatto che ho gustato per la prima volta a casa di Madame Gaby, presentato in quell'occasione come antipasto, in stagione non esattamente estiva.
Era per Madame un rammarico non poter preparare facilmente questo piatto fresco e leggero in estate,  a causa della quasi totale assenza sugli scaffali dei supermercati e sui banchi delle gastronomie di un ingrediente fondamentale: la mostarda di sole ciliegie, considerata allora una leccornia riservata al periodo invernale ed in modo particolare al Natale. Probabilmente nelle grandi città le cose erano diverse, ma nelle città più piccole le cose  andavano così.
Come si sono evoluti i nostri gusti e le nostre abitudini!




Oggi abbiamo una tale disponibilità di prodotti (effetto della globalizzazione?) che sembra impossibile pensare come in pochi anni (15?) siano cambiate le cose.
E' un piatto che mette allegria! Da allora ho apportato una sola variante: l'aggiunta di zenzero fresco che a mio parere lo completa perfettamente, gli da una marcia in più! :-)
 Lo classifico tra i secondi piatti  ma possiamo ben considerarlo un piatto unico.





Ingredienti:
1 ananas di medie dimensioni, maturo
2/3 fettine di petto di tacchino (circa 300 gr)
1 rametto di rosmarino fresco
1 vasetto di mostarda di ciliegie (di Cremona)
3 cm di zenzero fresco grattuggiato
2 cucchiai di olio EVO
sale e pepe q.b.









Tagliare l'ananas a metà, ciuffo compreso.
Svuotarlo della polpa con l'aiuto di un coltellino affilato ed un cucchiaio. Scartare la parte centrale fibrosa.



















In una ciotola versare la polpa dell'ananas
 tagliato a dadini insieme al suo succo.








Cuocere alla piastra le fettine di petto di tacchino profumate al rosmarino.
Tagliare le fettine a tocchetti ed aggiungerle alla polpa d'ananas nella ciotola.
Completate con le ciliegie di mostarda.








Condire il tutto con sale, pepe, olio Evo,  zenzero fresco grattugiato e sciroppo di mostarda q.b.
Mescolare bene e lasciare insaporire in frigorifero  per circa un' ora.
Al momento di servire, trasferire il composto nei due mezzi ananas,  tenuti a parte in frigorifero, completando eventualmente  con altre ciliegie ed un poco del loro sciroppo a filo. :-)
z.f.


Cenni di storia della MOSTARDA

sabato 17 agosto 2013

Torta di grano saraceno










Ferragosto al fresco? Perché no! Un po' di sollievo....Togliersi dalla calura cittadina e ritemprarsi ad alta quota mi sembra un'idea saggia ed attraente....






Raggiungiamo la casa della Signora dei Boschi, ci ospiterà per qualche giorno in un luogo magico ed incontaminato, a contatto con la natura e la genuinità.
Proprio la genuinità dei prodotti di montagna mi suggerisce di preparare la torta che amo da anni, da quando l'ho scoperta durante una camminata che ci portava verso il Passo Nigra . 
Sosta da Jolanda con Yogurt, mirtilli e Torta grano saraceno. E' stato un colpo di fulmine.

Ingredienti:
250 gr di burro morbido
250 gr di zucchero (io uso zucchero di canna grezzo)
6 uova
250 gr di farina di grano saraceno
250 gr di mandorle spellate macinate
1 bustina di zucchero vanigliato (1 cucchiaio)

Montare il burro con 150 grammi di zucchero ed i tuorli delle uova. Aggiungere la farina, le mandorle e lo zucchero vanigliato sempre mescolando (se avete la planetaria tutto risulta molto più semplice)


Montare gli albumi a neve semifissa, aggiungere lo zucchero rimasto (100 grammi) e continuare a montare finchè la massa sarà molto fissa.


Aggiungere gli albumi montati agli altri ingredienti mescolando molto bene dal basso verso l'alto per non smontarli. Imburrare ed infarinare uno stampo a cerniera (26 cm), versare delicatamente il composto e cuocere a forno moderato (180°) per circa un'ora. Fare la prova stecchino per verificare la giusta cottura.
Lasciare raffreddare completamente il dolce, poi tagliarlo a metà, farcire con confettura di mirtilli rossi e richiudere.


Cospargere di zucchero a velo e servire con panna montata.


Per giusta informazione devo aggiungere che è preferibile gustare questa torta dopo un paio di giorni dalla cottura, conservandola in apposito contenitore a t.a., o coperta con carta stagnola, in modo che il burro contenuto e la confettura rilascino la loro umidità. 
In Alto Adige la servono sempre accompagnata da panna montata: l'abbinamento, facile intuirlo, è sublime.
Vi propongo anche la mia versione "torta in muffins saraceni"..Li trovo molto carini (buoni l'ho già detto) per l'ora del tè....:-)


Curiosità:
Ho acquistato la farina di Grano saraceno del Mulino Sobrino - La Morra (CN) e, cito testualmente l'etichetta: 
"Il grano saraceno è chiamato anche grano nero e deve il suo nome ai mercanti che lo importarono in Europa dall'Oriente. La sua farina è molto energetica e si usa per confezionare i pizzoccheri e torte."
Viene anche riportata la ricetta di questa fantastica torta, con una piccola variante rispetto alla ricetta Alto-atesina: la quantità di burro è doppia, quindi 500 grammi!!!  Sarà buona il doppio? Chiederò a Jolanda........ :-))
z.f.  



martedì 13 agosto 2013

Petit beurre maison




Sanno di casa, di coccole, ricordano l'infanzia sono i biscotti tutto burro! Un profumo delicatissimo che solletica le narici ed ammorbidisce il cuore. Non contengono uova, adatti quindi a chi è intollerante.
Apparentemente innocui, sono in realtà letali e difficilmente si riesce a farne a meno quando si hanno a portata di mano. Sarà per la delicatezza con cui si sciolgono in bocca, sarà per il loro profumo innocente ma questi biscotti conquistano fin dal primo incontro, scommettiamo?

Petit beurre maison in purezza

200 gr di burro
200 gr di zucchero
12,5 cl di acqua (3 cucchiai)
200 gr di farina
2 gr di sale fino
Mezza bustina di lievito per dolci.

Sciogliere a fuoco dolce il burro  in un pentolino insieme allo zucchero, senza farlo colorire. Continuare a mescolare per far raffreddare il composto. 
Mescolare la farina, il lievito ed il sale in una ciotola.
Versare il burro e zucchero, ormai tiepido, sulla farina e mescolare fino a formare un composto omogeneo che si presenterà piuttosto molle.

Formare una palla e riporla in frigorifero per circa 3 ore, avvolta in pellicola.
















Dopodiché stendere il composto con il mattarello su di un piano infarinato, fino ad avere uno spessore di circa mezzo centimetro. La pasta e' molto delicata e friabile. Coppare nelle forme desiderate e adagiare su una teglia coperta con carta forno.


Cuocere in forno alla temperatura di 180 gradi per 15 minuti, fino a doratura dolce. Lasciare raffreddare i biscotti completamente prima di riporli in una scatola di latta. Si conservano (si fa per dire...spariscono subito) per due settimane, di più non saprei dire.
Lo stampo che ho utilizzato per questi biscotti e' reperibile on-line.
z.f.