La storia racconta che nel giorno (23-24 APRILE) dedicato a San Giorgio, protettore dei lattai, i mezzadri, soprattutto del pavese, invitavano i produttori di formaggio locali presso le cascine per rinnovare i contratti e, per l'occasione appunto, le donne preparavano le PANGIALDINE, da mangiare servite con la panna fresca o meglio ancora la panna da affioramento della mungitura.
Le Pangialdine..... che passione! Leggendo la loro storia mi torna l'immagine di un famoso quadro di Vermeer, "La lattaia"... ci trovo lo stesso sapore, e forse, guardando con attenzione, possiamo scorgerne alcune sul suo tavolo.
Almeno mi piace pensarla così...
Ho trovato la ricetta che più si avvicina a quelle che conoscevo da bambina in questo blog, che a sua volta ne cita un'altro.
Per 10 Pangialdine di ca. 75 gr. l'una
250 gr di farina 1
150 gr.di fumetto di mais
2 uova
100 gr di zucchero di canna
100 gr. di burro
1/2 bustina di lievito per dolci
latte 2-3 cucchiai
due cucchiai di liquore all'anice (o sambuca)
Lavorare il burro ammorbidito con lo zucchero e le uova fino ad ottenere un composto omogeneo e spumoso. Aggiungere le farine setacciate con il lievito, profumare con due cucchiai di liquore all'anice aggiungendo all'occorrenza 2 o 3 cucchiai di latte.
Coprire il fondo di una teglia con carta forno e posizionare, distanziate tra loro, palline di impasto leggermente schiacciate.
Cuocere a 170 gradi per 30 minuti circa. Lasciare raffreddare completamente.
Provatele con la panna.... saranno una sorpresa! :-)
Oggi, nelle pasticcerie, vengono proposte come un dolce tipico del periodo dei defunti, spesso con una copertura di zucchero, più morbide, diciamo più "raffinate" rispetto a quelle che io ricordo. Le Pangialdine come le conoscevo io, non avevano zucchero in superficie ed era proprio la loro "rusticità" a renderle uniche.
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